Per chi ha attraversato il confine temporale tra gli ultimi due o tre decenni del secolo scorso e questo primo quarto dell’attuale, il segno dei cambiamenti climatici in atto è ben impresso nella stessa memoria personale. Ancora negli anni Settanta del Novecento, si andava a scuola il primo ottobre; già dalla fine di settembre, al mattino, ci si era cominciati a calzare bene il berretto in testa, perché l’aria era fresca, pungente; poi, quando novembre arrivava alle viste, la sera, rientrando magari dagli allenamenti sul campetto da calcio della squadra di quartiere, ci si copriva il collo con una bella sciarpina: e se sbuffavi erano scapaccioni, perché non si poteva certo correre il rischio di un raffreddore, dovendo, la mattina dopo, appunto andare a scuola. Sul libro di lettura – sapete quello delle elementari? – una delle immagini più classiche era quelle dell’autunno dall’orizzonte cristallino (il più azzurro dell’anno, diceva la maestra) e dalla luce vivida; ma con al centro del cielo un sole ormai indebolito: non più capace di far sudare, bensì soltanto di regalare un po’ di tepore.
Una collezione di ricordi sfogliando la quale, quello di oggi viene da chiamarlo… un autunno ma non troppo. Eh sì: camicie leggere, pantaloni corti, scarpe in tela; e nelle ore centrali del giorno temperature da estate ai tempi supplementari. Eppure le abitudini, quando l’agenda scollina certe date, quale che sia il termometro, guidano i gesti verso i binari diventati nel tempo consueti. E allora ecco che, a tavola (prescindendo dalle temperature), si passa dai piatti agostani (più leggeri) a quelli magari un po’ più dotati in calorie; e nel bicchiere, allo stesso modo, ci si concede un sorso di maggiore rotondità, se non proprio di superiore gradazione.
Ora, come trovare la quadratura di questo cerchio, tra meteo effettivo e calendario percepito? Quanto alla dieta solida, non mettiamo bocca; ma in materia di bevuta, il Birrificio del Forte può ben dire la sua. E per bagnarsi l’ugola in queste settimane, mette in campo un suo jolly: la Meridiano Ø, la Strong Bitter della scuderia: riscaldante nei toni (nocciola, biscotto, mela Deliziosa) e anche nel colore (un bell’ambrato), ma senza vampa alcolica (siamo appena sui 5 gradi); avvolgente e confortante al palato (grazie al suo bilanciamento dolceamaro orientato alle morbidezze del malto), ma dotata di corporeità atletica e perciò lontana dalle pastosità di una sorsata propriamente invernale. Insomma una bevuta versatile, capace di giocare tra le linee: perfino quelle, complicate, di un clima… che ha smarrito la sua identità.