07 Ottobre 2022

Per bersi una “Gassa” è sempre l’ora giusta…

E in abbinamento? Quale il boccone ad hoc?

“Gassa d’Amante”: una tra le etichette “della prima ora” nel catalogo del “Forte”. Una tra le quattro (insieme a 2 Cilindri, Meridiano Ø e Mancina), con abbiamo esordito, nel 2011, avviando il nostro percorso di evoluzione. Una ricetta che, a sua volta, ha conosciuto negli anni qualche modifica, qualche correzione di rotta; ma sempre mantenendo salde le intenzioni con cui era stata concepita. Ovvero offrire una bevuta dalla gradazione leggera, dai profumi freschi, dalla corporatura agile e dalla bollicina pimpante, dal finale asciutto ed equilibratamente amaro. Insomma, una sorsata agevole, di facile approccio e di veloce fruizione.

E lei, la nostra birra più accessibile, anche da parte di chi si avvicini per le prime volte al “perimetro” della produzione artigianale, non ha mai tradito le aspettative; non è mai venuta meno alla propria missione, portandola a compimento sempre con disinvoltura brillante. Proprio perché, al di là dei piccoli aggiustamenti ricevuti nel tempo, ha mantenuto, nei punti essenziali, il suo impianto originale. Basso tasso etilico, naso ventilato, struttura palatale filante ed effervescenza vivace, chiusura tendenzialmente secca e persistenza improntata alle amaricature del luppolo. Un’architettura che rende il suo consumo poco impegnativo: anzi tale da invitare, velocemente, a farsene altri bicchieri. Ecco perché, tra noi del “Forte”, si è soliti dire: “Per una pinta di Gassa, il momento è SEMPRE quello giusto”; o anche: “La Gassa è una birra da tutti i giorni, specialmente a QUALSIASI ora”.

E dunque fin qui ci siamo: il bicchiere perfetto per togliersi la sete, per essere tirato giù di slancio: senza “meditazioni” di sorta e, soprattutto, senza troppi preoccupazioni, avendo un’alcolicità inchiodata al 4,5%. Ma se invece, a quel bicchiere, vogliamo accompagnare qualcosa da mettere sotto i denti, la scelta è altrettanto spensierata e svincolata da riflessioni sul da farsi? In effetti la risposta è no, almeno non del tutto. E il perché risiede nella statistica.

Direte: “Che c’entra ora la statistica?”. Ebbene, date retta, c’entra. È infatti la statistica che decreta la “facilità di beva” di una birra come la Gassa. Nel senso che le sue caratteristiche (leggera, fresca, secca, ben frizzante, leggermente amara) risultano le più indicate a un “sorseggio reiterato” in base al gusto della maggioranza dei consumatori. Ecco: la stessa statistica che incorona il profilo sensoriale della Gassa come uno tra quelli di più semplice fruizione, lo sottopone invece ad alcune precise indicazioni, quando si tratti di applicarlo in abbinamento.

Perché, ad esempio, una corporatura leggera viene sperimentata – statisticamente – come poco adatta a bocconi di elevata consistenza (pensiamo a delle carni di selvaggina; o a formaggi e salumi in lunga stagionatura). O anche perché una birra dal taglio finale amaro viene percepita – sempre statisticamente – come “stridente” nell’incontro con prodotti alimentari dalla tendenza acida (un caprino fresco, una marinatura al limone) oppure sapida (delle acciughe sotto sale) o ancora leggermente tannica (carciofi crudi, alcune spezie come curcuma e chiodi di garofano).

E dunque, sebbene l’abbinamento non abbia “regole” (ci sarà sicuramente chi, per proprio gusto personale, dissente dalle sommarie controindicazioni qua sopra elencate), la sua pratica consiglia tuttavia di attenersi alle direzioni suggerite dalle tendenze statistiche prevalenti. Così, non potendo conoscere le preferenze individuali di tutti coloro che ci leggono, in un’ottica di combinazione in tavola noi prudenzialmente proponiamo di affiancare alla Gassa bocconi dalla struttura non impegnativa e dal profilo gustativo neutro o neutro-dolce o lievemente amaro. Ad esempio insalate a base di lattuga (e preferibilmente senza pomodori), frittate (poco sapide) con erbe di campo, formaggi freschi dalla tendenza lattea (mozzarella, robiola, alcune caciotte vaccine) ed eventualmente dotate di una sottile appendice amara (stracchino, alcune tome).

Peraltro, il “campo operativo” degli abbinamenti è uno di quei fronti lungo i quali, in ambito birrario, maggiori sono gli sforzi tesi a porre i contenuti di cui si parla in un’ottica “di metodo”. Il che rende tutta la discussione assai interessante. Quanto interessante?

Scopritelo insieme a noi. Per approfondire questo e altri argomenti, al Birrificio del Forte abbiamo un programma di percorsi formativi specificamente pensati allo scopo.

Il prossimo è in calendario a partire dal 27 ottobre; per tutte le informazioni, cliccate qui!